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CalzatureA Passo di marciadi Carolina Zargani
La sola Assomac (l'Associazione dei costruttori di macchine per calzaturifici, pelletterie e concerie) denuncia, infatti, un fatturato dell'ordine dei 1500 miliardi, 220 dei quali legati alle macchine a iniezione e 180 a quella degli stampi. Questo comparto produttivo, che raggruppa circa 400 aziende di medie o piccole dimensioni, esporta circa il 60% della sua produzione. Made in ItalyVetrina di questo universo è ogni anno il Simac di Bologna, svoltosi
lo scorso maggio su circa 25 mila metri quadrati netti di superficie espositiva, che ha
visto la partecipazione di 434 espositori, dei quali oltre 100 provenienti dall'estero.
Ben 24 i paesi rappresentati, con una cospicua partecipazione di delegazioni ufficiali
provenienti da Africa, Sud America, Far East e Repubblica Popolare Cinese. E' un risultato consistente, anche se lontano (in termini di volume)
dal 1998 e dai "picchi" produttivi raggiunti negli anni precedenti. Anche i dati
relativi all'export mostrano, rispetto al '99, segnali positivi, con 362,4 milioni di paia
esportati (+4,5%) per un valore di 12.790 miliardi (+16,2%). Il prezzo medio delle
calzature vendute all'estero è complessivamente cresciuto del +11,1 % e la bilancia
commerciale fa registrare un attivo di 9.312,3 miliardi di lire (+13,5%). Buona anche l'immagine del made in Italy: una ricerca di mercato
svolta via internet in 5 Paesi europei da Astra/Research On line intervistando un
campione rappresentativo dei consumatori europei ha indicato che la calzatura italiana è
nota per l'eleganza, il contenuto moda e la qualità dei materiali. Ed è un vero peccato
che l'industria nazionale non sappia sfruttare a fondo questa immagine nella vasta area
delle scarpe casual e sportive, che sono una vera e propria testa di ponte (per usare il
linguaggio militare) dei paesi a basso costo della manodopera, dai quali importiamo
quantità crescenti di questo tipo di manufatti. Evoluzione dei materiali
Per l'uomo dell'età della pietra, la superficie di appoggio al suolo
durante la marcia era data dalla nuda pelle dei piedi: poi si scoprirono il legno e il
cuoio, infine la gomma e i materiali di sintesi (PVC, poliuretani, EVA eccetera). A giustificare tale omissione, il fatto che ci si sono messi di mezzo
anche i progettisti e i designer: solo eccezionalmente, ormai, una suola è ottenuta da un
solo materiale. Si tende infatti a combinarli per sfruttare al meglio, nei pochi
centimetri quadrati concessi dall'anatomia del piede, le proprietà di ciascuno di essi.
E, con l'affinarsi delle macchine, è diventato possibile diversificare le diverse parti
della calzatura mettendo a punto prodotti specifici destinati all'appoggio al terreno (la
suola) o a migliorare il comfort di marcia (l'intersuola). Un'idea delle caratteristiche dei singoli materiali è indicata nella tabella in questa
pagina, ma a complicare il quadro di base intervengono altri fattori. Il primo di questi
è la possibilità di ottenere sistemi espansi di densità apparente diversa in funzione
dei tipi di calzatura o dei componenti da fabbricare (suole, intersuole, pantofole
eccetera).
e delle macchine
Si spiega così la notevole gamma di macchine studiate per il settore
calzaturiero: presse a compressione basate sui principi classici o alimentate da mescole
in nastro, macchine per l'iniezione di granulato, impianti a giostra nei quali i singoli
stampi sono riempiti in sequenza mentre si completa, nelle forme riempite in precedenza,
la reticolazione del materiale. E si spiega così anche il fatto che i grandi produttori
di materie prime (BASF, Bayer e Dow) si sono date strutture espressamente dedicate a
questo settore merceologico. Bayer, ad esempio, ha concentrato
nel Gruppo Calzatura ben cinque realtà aziendali: le materie prime poliuretaniche e i
formulati per suole, i tecnopolimeri termoplastici, gli adesivi e le materie prime per la
realizzazione di tomaie e fodere, le gomme per suole, i lattici sintetici eccetera. Con la Nike (il gruppo internazionale di origine statunitense che ha proprio in Italia un suo Centro di Ricerca e Sviluppo) sono stati invece messi a punto due modelli di scarpe da calcio: Air Zoom Italia e Mercurial 2. Quest'ultimo monta sulla suola esterna tacchetti in Desmopan che conferiscono alla calzatura elevato ritorno elastico e un buon comportamento a flessione nelle varie fasi motorie della pianta del piede. Il materiale è inoltre capace di mantenere la sua elasticità anche a temperature molto basse, ad esempio quando si gioca su campi gelati o coperti di neve, mentre i tacchetti che vengono a contatto con il terreno offrono elevata resistenza all'usura anche in caso di impiego continuo su campi duri e sassosi. Novità in vetrinaGiunta per ultima alla creazione di strutture dedicate all'industria
calzaturiera, Bayer (che a differenza della maggior parte dei
concorrenti ha in portafoglio prodotti una gamma di materiali estremamente diversificata)
ha presentato, in occasione del Simac 2001 la nuova organizzazione per il settore. Ciascun impiego delle calzature deve infatti soddisfare
esigenze specifiche: la scarpa da lavoro deve essere leggera, elastica, resistente
all'abrasione, termoisolante e nei limiti del possibile anche di buon aspetto estetico. Un
esempio di quanto può essere realizzato è il prodotto della tedesca Van Elten, che offre
un manufatto multistrato conforme alle specifiche CEN 344. Più articolato, ovviamente, il catalogo dei prodotti destinati alla
moda. Bayflex Fashion transparent I sistemi "light and flexible" sono invece destinati ai
produttori di pantofole che devono ammortizzare l'impatto su superfici dure mantenendo
caldi i piedi anche quando le suole hanno ridotto spessore e densità ridotta. Infine, la
scarpa sportiva: è sottoposta a severe sollecitazioni, e nello stesso tempo deve essere
elegante perché la componente estetica ha una notevole importanza nelle attività del
tempo libero. Bayer ha studiato, per queste applicazioni, i sistemi Active che oltre a
mantenere stabile la forma iniziale resistono alle sollecitazioni meccaniche e
all'idrolisi. Ritroviamo i sistemi Active parlando di uno delle maggiori
difficoltà legate all'impiego degli espansi PUR: la difficoltà di estrazione del pezzo
finito dallo stampo. Difficoltà che, in genere, viene superata applicando alle superfici
degli stampi sostanze distaccanti a base di cere o siliconi. Questo comporta però qualche
rischio: dosaggi troppo bassi risultano inefficaci, gli eccessi peggiorano l'aspetto
estetico delle superfici a vista. Infine, i nuovi Bayflex termoplastici: poliuretani che hanno già
reagito chimicamente e quindi sono processabili come i materiali termoplastici
convenzionali. A differenza dei Desmopan (da tempo presenti sul mercato e usati, a causa
dell'elevata durezza, per la fabbricazione di tacchi e tacchetti), i Bayflex termoplastici
sono morbidi e flessibili, ed hanno durezza che non supera il valore di 65 Shore A.
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